Veronica (insegna di pellegrinaggio dipinta), part., Sant'Andrea in abito da pellegrino, affresco, 1400-1599, Oratorio dei Confratelli, Civo (So), Italia.

La parete rappresenta la vita e i miracoli di Sant’Andrea, il nostro quadretto racconta l’arrivo dell’apostolo vestito da forestiero che bussa alla casa di un pio vescovo che, per ingenuità, si ritrova a tavola con il demonio nelle vesti di una bellissima donna.
L’artista sceglie di vestire l’apostolo da pellegrino e sul cappello dipinge la veronica, le chiavi incrociate e la conchiglia di san Giacomo.
Questa è la storia del miracolo:
Un vescovo, che conduceva vita molto pia, aveva una particolare devozione per sant’Andrea. Invidioso della pietà di quell’uomo, l’Antico Nemico si trasformò in una donna bellissima e si presentò al palazzo del vescovo, dicendo di volersi confessare a lui. Il vescovo disse di mandarla dal suo penitenziere, ma la donna si rifiutò, dicendo che non avrebbe confessato i suoi peccati a nessuno, se non al vescovo; questo, convinto, la ricevette. Gli disse allora la donna: “Abbiate pietà di me, sono venuta sola e in abito da pellegrina, benché fin dall’infanzia io sia stata abituata agli agi: io sono di stirpe regale. Mio padre, un re molto potente, mi voleva dare in moglie a un grande principe, ma io mi rifiutai avendo offerto la mia verginità a Cristo. Temendo la sua ira sono fuggita e, conoscendo la vostra santità, vengo a chiedere protezione presso di voi”.
Il vescovo, colpito dalla sua nobiltà e bellezza rispose alla donna: “Non temere, figlia, io metto a tua disposizione ciò che possiedo: scegli le camere che preferisci, e voglio che tu oggi pranzi con me”.
Obiettò la donna:”Non voglio che nascan sospetti che possano oscurare la vostra fama”. Ma il vescovo la rassicurò:”Ci sarà molta gente, non saremo soli, e dunque nessuno potrà avere alcun sospetto”.
A mensa il vescovo le dedicò molte attenzioni e non staccò gli occhi da lei, rapito dalla sua bellezza. Se ne accorse la donna-diavolo e sempre più accrebbe la sua bellezza.
Improvvisamente, un forestiero arrivò alla porta e battendo violentemente, gridò che gli aprissero. Il vescovo chiese alla donna se le dispiaceva che lo facesse entrare.
La donna rispose:”Gli si proponga un qualche difficile quesito: se saprà risolverlo lo si farà entrare; se non ne sarà capace, lo si cacci dalla presenza del vescovo”.
Accolsero la proposta e il vescovo disse: “Chi di noi può essere più adatto di questa donna a proporre il quesito? Lei tutti ci supera in eloquenza e per saggezza brilla su di noi”.
“Gli si chieda – disse la donna – che cosa Dio ha fatto di più bello in una piccola cosa”.
Gli fu mandato un uomo che gli pose il quesito; lo sconosciuto rispose:
“La varietà e l’eccellenza del viso: fra tutti gli uomini che sono esistiti dall’inizio del mondo e che esisteranno fino alla fine dei secoli, non se ne potranno trovare due i cui visi siano in tutto simili; e proprio in quello spazio limitatissimo Dio ha concentrato i sensi del corpo”.
Sentendo la risposta tutti ne furono ammirati. Allora disse la donna:”Gli si ponga una seconda domanda per mettere meglio alla prova la sua sapienza: gli si chieda in che punto la terra è più alta di tutto il cielo”. Interrogato, il forestiero rispose: “Nel cielo empireo, dove risiede il corpo di Cristo. Il corpo di Cristo è fatto della nostra carne; la nostra carne è fatta di terra; essendo il corpo di Cristo al di sopra di ogni cielo e traendo egli origine dalla terra, ne risulta che dove è il corpo di Cristo, là la terra è indubbiamente più alta del cielo”.
Fu riferita la risposta del forestiero e tutti, pieni di ammirazione, la trovarono giusta e lodarono la sapienza dell’uomo. Ma di nuovo la donna disse: “Gli si ponga un terzo quesito, difficile a risolversi e oscuro, cosi che la sua saggezza sia confermata per la terza volta, e meriti di essere ammesso alla mensa del vescovo. Gli si chieda qual è la distanza fra il cielo e la terra”.
Interrogato lo straniero rispose: “Va’ a chiederlo a colui che ti ha mandato da me e meglio ti risponderà, lui che quello spazio l’ha misurato quando cadde dal cielo nell’abisso. Quella non è una donna, ma il demonio, che di donna ha preso l’aspetto”.
Udite queste parole l’uomo che gli poneva i quesiti pieno di terrore andò a riferire a tutti ciò che aveva sentito. Tra la meraviglia e lo stupore dei presenti l’Antico Nemico scomparve. Il vescovo, ritornato in sé, si rimproverò per il suo comportamento leggero e chiese perdono della sua colpa; chiese di far entrare lo sconosciuto, ma non se ne trovò più traccia. Il vescovo allora riunì il popolo e chiese che tutti digiunassero e pregassero, sperando che il Signore rivelasse loro chi fosse lo sconosciuto che lo aveva salvato. E quella stessa notte fu rivelato al vescovo che era stato il beato Andrea a salvarlo, apparendo in forma di straniero. Crebbe dunque straordinariamente la devozione del vescovo per sant’Andrea.

L’Oratorio, che era l’abside della precedente chiesa, ha mantenuto l’aspetto strutturale e decorativo originale del Quattrocento. La parete a nord, suddivisa in tre registri, è dedicata a sant’Andrea titolare dell’edificio. Nella lunetta è raffigurata la chiamata dell’apostolo; sotto, in due episodi di quattro scenette ciascuno, viene rappresentata la vita del santo così com’è narrata negli scritti apocrifi e nella Legenda Aurea. La prima scena del registro in basso racconta l’apparizione di sant’Andrea, in abito da pellegrino, al vescovo tentato dal demonio.
Segnalata da Andrea S.
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