Veronica (insegna di pellegrinaggio dipinta), part., Fuga dei santi Canzio, Canziano, Canzianilla, pala d'altare, 1505-1515, Cerkev sv. Kancijana, Kranj, Slovenia. Österreichische Galerie Belvedere.

La Veronica è appuntata sul cappello.
Venanzio Fortunato (m. 600 ca.), vescovo di Poitiers, nel poema De vita S. Martini dice: «Aut Aquileiensem si fortasse accesseris urbem Cantianos Domini nimium venereris amicos» (IV, 658-59, in PL, LXXXVIII, col. 424). Solo la fama che la Chiesa d’Aquileia godeva nell’antichità cristiana può spiegare la diffusione che il culto di questi tre suoi martiri, i fratelli Canzii o Canziani, ha avuto al di qua e al di là delle Alpi. I loro nomi ricorrono più volte nei martirologi da soli oppure assieme ad altri santi, associati dalla leggenda al loro martirio, come Proto (o Protico) e Crisogono (o Grisogono), ovvero affiancati per errore di copisti, come Giovano, Muzio, Clemente, Ciria (o Ciriaco) e altri. Eppure ben poco sappiamo di loro. La più antica passio è andata perduta; ne conosciamo l’esistenza perché vi attinse alcune notizie un’omelia che, erroneamente attribuita a s. Ambrogio (PL, XVII, coll. 728-29), pare sia di s. Massimo di Torino (ibid., LVII, coll. 701-702). Questa omelia dice che i tre Canzii, fratelli di sangue, furono martirizzati insieme poco lontano da Aquileia, mentre se ne allontanavano in cocchio.
Fonte wikipedia
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