Pietro Strozzi, Velo della Veronica, olio su rame, 1625, Roma, Italia. Parrocchia San Nicolò, Venetico Superiore.

La copia è stata realizzata sotto Urbano VIII. Secondo il Falcinelli l’opera è la più dissimile tra le copie realizzate da Strozzi.
“Era il 1625 quando Don Giuseppe Spadafora Moncada, principe di Maletto e Barone di Venetico successore di Federico, ottenne da papa Urbano VIII per questa chiesa una copia fedele del SS. Volto di Cristo (un grande fazzoletto bianco, che secondo il costume ebraico, fu posto sul volto di Gesù nel momento della sua sepoltura). Sul SS. Sudario, come sulla Sacra Sindone che si conserva a Torino, e sul velo con cui la Veronica asciugò l’insanguinato volto di Cristo mentre saliva al Calvario, rimase nettamente impressa l’effigie Santa, cosicché ancor oggi è possibile contemplare quelle divine fattezze, deturpate dagli strumenti della Passione, dalle ferite, dal dolore e dalla morte. Il suddetto barone Giuseppe Spadafora dopo aver ottenuto, chiedendola insistentemente, dal Sommo Pontefice, la copia del Volto Santo, la portò a Venetico. Tale copia è stata ritratta da una mano espertissima e perita, cosicché, oltre ad essere un cimelio di grande pietà, è in sé stessa un’opera d’arte. È dipinta su lastra di rame ed è contenuta in una artistica e massiccia cornice d’argento, chiusa da tergo da una lastra pure d’argento, finemente cesellata all’interno, nel cui mezzo è riprodotta a sbalzo la figura della Veronica. Accanto a questa figura è incisa la seguente memoria:
Vera Imago SS. Sudari, ex ea, quae Roma in D. Petri magna religione colitur, desumpta, Eam Ill. Joseph Spatafora, S. Martini Marchio, Venetici, Naro ect. a S.S. D.N. Urbano P. VIII summis precibus impetravit, ea tamen lege ne aliis sub poena excommunicationis illius expingendae lus fasque sit Anno Jubilei MDCXXV
(Vera immagine del SS. Sudario ritratta da quella che si venera a Roma nella Basilica di S. Pietro. L’Ill.mo Giuseppe Spadafora, Marchese di S. Martino, Barone di Venetico, ecc.. l’impetrò con insistenti preghiere dal Sommo Pontefice Urbano VIII. A condizione però che a nessuno altro fosse permetto di riprodurla, sotto pena di scomunica. L’Anno del Giubileo 1625).
Venetico ha sempre avuto un’alta venerazione per questa divina Effigie, che conserva e custodisce gelosamente. Infatti, fin dai tempi della concessione, fu fondata nella Chiesa Parrocchiale una cappella dedicata al SS. Volto di Cristo, ove 375 anni fa venne intronizzata la sacra Effigie.”
Fonte Parrocchia Venetico
All’origine delle opere del pittore canonico Pietro Strozzi ci fu la richiesta, nel 1616, della cancelleria imperiale di Vienna a Paolo V di una copia della reliquia romana per la regina di Polonia, Costanza. Giacomo Grimaldi, che aveva visto la reliquia nel 1606, reputò la copia dello Strozzi fedele all’originale e riferisce che l’artista/canonico realizzò altre cinque copie. Oltre a quella per la sagrestia del Vaticano e per la regina della Polonia, le altre erano destinate al Papa, al Granduca di Toscana e al vescovo Roberto Ubaldini di Montepulciano. A noi sono giunte: la copia conservata al Schatzkammer nel Palazzo Hofburg di Vienna, una seconda del 1617 a Chiusa Sclafani (Palermo), papa Clemente VIII la diede a un frate francescano, Innocenzo, suo consigliere personale a Roma; la copia segnalata da Falcinelli di Bologna, donata da Paolo V a Apollonia Maria di Savoia, la copia di Madrid, donata sempre da Paolo V al cardinale D. Luis Homodey; la copia conservata nella Chiesa di Gesù a Roma donata da Papa Gregorio XV alla duchessa Sforza nel 1621. Il 7 settembre 1616 una lettera di Papa Paolo V proibiva qualsiasi nuova copia, sotto pena di scomunica.
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