1380 ca

Velo della Veronica, Santo Rostro de Jaén, pittura, immagine prodigiosa, 1380 ca., Catedral de la Asunción de la Virgen, Jaén, Spagna.

Il Santo Volto di Jaén è in un’arca d’argento chiuso da sette chiavi. L’icona è incorniciata da una filigrana d’argento e pietre preziose, realizzata nel 1940, con 191 rubini, 210 smeraldi e 193 diamanti e un nodo di diamanti in cima.

La presenza del Santo Volto a Jaén è documentata solo dal XIV secolo (1368-1383), come una donazione alla diocesi del vescovo Nicolás de Biedma (vescovo di Jaén nel 1368-1378 e 1381-1383) che a sua volta potrebbe averlo ricevuto da papa Gregorio XI nel 1376. Comunque, nonostante i riferimenti di Jaen siano alla veronica romana, il Santo Volto di Jaén è tradizionalmente considerato una copia del Mandylion di San Silvestro.

La cattedrale, dedicata all’Assunta, fu eretta su un’antica moschea all’epoca di Ferdinando III il Santo. Nel XV secolo iniziò la costruzione del santuario gotico per custodire il Volto Santo, meta di numerosi pellegrinaggi. Nel XVI secolo Andrés de Vandelvira restaurò l’edificio dandogli un carattere rinascimentale. Dichiarato Monumento Storico-Artistico, presenta una facciata barocca, opera di Eufrasio López de Rojas e ospita all’interno 17 cappelle. La cappella maggiore venne decorata da Juan de Aranda nel XVII secolo.

 

La leggenda del Santo Volto di Jaén

I vangeli apocrifi raccontano che mentre Gesù saliva sul monte Calvario, una giovane donna, che si chiamava Marcela,  gli si avvicinò per pulirgli il sudore dal viso, e sul suo fazzoletto rimase impresso il volto del Nazareno.

Poiché il fazzoletto era piegato, rimasero impresse tre facce. Una di queste è conservata protetta da sette chiavi nella Cattedrale di Jaén (è credenza popolare che siano sette chiavi, in realtà sono ancora di più se si inizia a contare dalla porta della Cattedrale, fino all’urna che contiene la reliquia preziosa).

Un’altra storia, invece, spiega come è stato possibile che il Volto Santo di Cristo da Roma sia arrivato alla città di Jaén. Una versione di questa storia la situa al tempo in cui era vescovo di Jaén, San Eufrasio; un’altra, invece, che a noi pare migliore, ci porta al tempo in cui era vescovo della diocesi Dom Nicolas de Viedma.

Una sera, mentre il vescovo era a cena, sentì trambusto unito a risate irrispettose e grida dai demonietti che teneva chiusi in un’ampolla di quelle che hanno una base piuttosto larga e un collo lungo e sottile.

Incapace di concentrarsi in quello che stava facendo, il vescovo si avvicinò senza far rumore alla stanza in cui erano richiusi i folletti per scoprire il motivo di tale baldoria.

I piccoli diavoli ripetevano e ridevano dei grandi peccati di Sua Santità il Papa, grazie ai quali, nel profondo degli inferi, stavano aspettando la sua morte, ormai imminente, per fare una grande festa. Il Vescovo rimase sbigottito, e subito si mise a pensare come avrebbe potuto avvertire il Santo Pontefice in modo che avesse il tempo di pentirsi.

Ma più ci pensava più gli sembrava che giungere in tempo alla Città Eterna fosse impossibile. Finché gli venne in mente di provare a convincere un demonietto a portarlo fino a Roma. Con passo deciso il Vescovo raggiunse i folletti che festeggiavano l’infernale notizia. Vedendolo entrare essi si zittirono prontamente. Con le bocche serrate e gli occhi spalancati ascoltarono la richiesta che il prelato faceva loro motivata dal doversi recarsi a Roma per questioni urgenti con Sua Santità. Subito uno di loro si disse disposto a volare fino al Vaticano portandolo sulle spalle ma volle sapere che cosa avrebbe ricevuto in cambio.

Il vescovo promise che avrebbe dato ciò che gli fosse stato richiesto. Forse Dom Nicolas si concedeva ogni sera banchetti succulenti perché il diavolo chiese come ricompensa per tutta la vita gli avanzi della sua cena.

Il Vescovo di Jaén accettò la condizioni imposta dal folletto al quale brillavano già gli occhi di soddisfazione. Liberato il folletto dalla stretta prigione, il Vescovo gli salì sulle spalle e in un attimo furono al Palazzo del Papa che gli concesse un lungo colloquio. Il Sommo Pontefice si rese conto che la somma dei suoi peccati lo condannava all’inferno e si mise in ginocchio a piangere per i suoi peccati, mentre il Vescovo ripeteva benedizioni spruzzando acqua santa per purificare la camera. Si sentirono rumori, grida e un forte odore di zolfo, quando il Papa pentito e assolto dei peccati commessi, salvò la sua anima. Fu allora, per riconoscenza al Vescovo che si era precipitato in suo aiuto, che il Papa volle dargli in dono, in segno di gratitudine, il Santo Volto di Cristo, la reliquia più preziosa di Roma.

Il Vescovo, felice fino alle lacrime, salì a cavallo del diavoletto stringendo il Volto Santo tra le braccia. Volando verso Jaén, mentre il diavolo si pregustava cene luculliane, il vescovo si proponeva di ridurre la cena a una sola portata. E così, da quella notte, fino alla sua morte, il Vescovo si gustò un pugno di noci, mentre al diavolo affamato ogni sera fu servito un mucchietto di gusci vuoti. 

jaendonderesido Pagina sul Volto Santo di Jaén

Il Volto Santo sostenuto da due angeli sulla facciata della Cattedrale di Jaén

 

 

 


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