XIV?

Salvatore acheropita, altare, tempera su tavola, 1400-1499, św. Małgorzaty, Novyj Sącz, Polonia.

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Non si sa quando e come l’immagine sia arrivata a Novyj Sącz perché nel 1486 la città è stata devastata da un incendio e si sono conservati solo pochi documenti, i nuovi libri con la storia della città vengono scritti a partire dal 1488.

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Veronica di San Vito

Il Volto Santo potrebbe essere collegato al 1368, quando Carlo IV[1] portò da Roma a Praga una copia della veronica che venne collocata nella cattedrale di San Vito[2]. L’influsso della veronica di Praga si ritrova anche nella veronica della chiesa di Santa Maddalena a Wrocław a partire dal 1400. Uno dei mezzi che hanno contribuito a diffondere l’immagine era la messa votiva de facie domini seu de Veronica[3] che troviamo in Slesia fin dalla fine del XIV secolo, così come i libri di preghiera (hortulusy) che conteneva la preghiera da fare davanti alla Veronica, ossia davanti al Volto di Dio.

Se l’immagine di Novyj Sącz risalisse al secolo XV, allora avrebbe caratteristiche determinate dall’influsso di Praga, con possibili differenze dovute alla regione, alla scuola o all’abilità del singolo artista. Se si confrontano le due immagini si evidenziano caratteristiche comuni.

Le somiglianze sono: il disegno dell’occhio di forma circolare, la superficie della guancia si inserisce a semicerchio fra l’occhio e la radice del naso, narici identiche e  la parte inferiore del labbro carnosa e piena. È ragionevole inserire l’immagine custodita nella parrocchia di Sącz in un ambiente che presenta le caratteristiche della pittura e dello stile ceco degli anni 1350-70.

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Salvatore Acheropita del Laterano

Tuttavia, il disegno compositivo della Veronica di Nowyj Sącz presenta un dettaglio che non ha analogie con nessuna delle immagini ceche: la curva nel sopracciglio sinistro, che presuppone una rottura del disegno, e il capovolgimento dell’arco vicino alla base del naso. Se si segue questo dettaglio si arriva all’immagine del Sancta Sanctorum in Laterano a Roma, dove è conservata un’immagine di Cristo che presenta le stesse caratteristiche compositive del volto di Nowyj Sącz. Il legame fra le due immagini può essere cercato nell’attivitá dei francescani, custodi dell’immagine fino al 1785. Siamo quindi davanti a un oggetto unico per quanto riguarda il territorio polacco, non tanto per la sua storia ma per la sua iconografia.

L’analisi mostra che il luogo di creazione dell’oggetto è una regione a nord delle Alpi. Le analogie stilistiche ci consentono di limitarci al territorio e allo stile ceco prima del 1350-1370. La tinta verde ci rimanda alle tradizioni delle botteghe italiane, mentre l’utilizzo dell’immagine del Laterano come modello ci fa pensare che il Volto Santo di Novyj Sącz sia stato eseguito nella bottega di un convento francescano, poiché solo questa possibilità spiega una riproduzione così devota delle caratteristiche dell’immagine del Sancta sanctorum. Il volto venerato a Novyj Sącz fin dall’inizio ha avuto come custodi i fratelli francescani, che si sono adoperato affinché l’influsso dell’immagine raggiungesse gruppi sempre più ampi. Hanno fatto copie che ancora oggi si trovano in diverse chiese di Novyj Sącz, come la chiesa di Kruzlowa, la parrocchia di Santo Spirito dei gesuiti, la chiesa Nowojova e altre, nominate in relazione alla devozione della Trasfigurazione del Signore. La Veronica di Novyj Sącz deve essere collegata anche al motivo della Veraikon, che ha la sua origine nella leggenda di Abgar. L’immagine presenta infatti molte delle caratteristiche dell’Immagine Edessena (Mandylion).

STORIA DELL’IMMAGINE

Esistono diverse spiegazioni dell’arrivo e della presenza dell’immagine a Novyj Sącz. Il sacerdote Sygańskij, narrando della città e dei suoi monumenti, afferma che la verità storica sulle origini dell’immagine si perde nella notte dei tempi e riporta due tradizioni. La prima è di padre  Franciszek Brzechwa il quale afferma che l’immagine della Trasfigurazione del Signore è stata dipinta da San Luca su una tavola che inizialmente si trovava a Gerusalemme, ma poi, in seguito a un accordo fra la Porta Ottomana e Mosca, fu data al principe di Mosca[4] che a sua volta la donò al re boemo Venceslao, che all’epoca era in Ungheria[5]. Quando i messi arrivarono alle montagne di Sącz si fermarono nel villaggio di Kamienica, l’attuale Nowyj Sącz e quando, il giorno successivo, vollero proseguire per l’Ungheria, il carro su cui era stata trasportata l’immagine si fermò e non riuscirono più a muoverlo. Usarono diverse coppie di cavalli e di buoi ma il carro non si mosse. Stupiti dalla cosa chiesero consiglio a un santo eremita del terzordine francescano, il quale, dopo una preghiera, riuscì a smuovere il carro ma, vedendo tra i vari oggetti l’immagine della Trasfigurazione, disse: “È volontà di Dio che l’immagine resti qui”. Appena eseguito l’ordine i cavalli si mossero e i messaggeri tornarono in Ungheria e riferirono al re l’evento. Il re, riconoscendo la volontà di Dio, si recò in quel luogo e, vedendo che era adatto per fondare una città, fondò Novyj Sącz e nel 1297 fece costruire un monastero per i francescani e affidò loro la custodia dell’immagine del Signore.

Padre Costantino Majegowski  è autore della seconda leggenda, scritta nel 1680. Secondo questa versione l’immagine sarebbe stata dipinta da san Luca e sarebbe stata donata dall’imperatore orientale al principe Lev, a un principe russo (ruteni?), il quale a sua volta la donò a un eremita che viveva nei Carpazi. Questi la donò al monastero dei francescani di Novyj Sącz. Secondo p. Sygański questa seconda versione ha maggiore veridicità storica dal momento che, se il convento è stato costruito nel 1297, è probabile che lí vi sia stato il principe Lev[6] e che possa aver avuto in dono l’immagine o dall’imperatore greco o da suo suocero Bela IV[7] e poi averla regalata a qualcuno che a sua volta puó averla data al convento dei francescani.

Non si sa quando abbia avuto inizio il pellegrinaggio nel giorno della Trasfigurazione, sicuramente un grande impulso lo ebbe nel 1845 con la concessione dell’indulgenza da parte di Gregorio XVI a chi visitasse la chiesa.

DESCRIZIONE DELL’IMMAGINE

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La Veraikon che si trova nell’altare maggiore della parrocchia di Santa Margherita a Novyj Sącz è una tempera su tavola, ha forma rettangolare di 68×84 cm. La tavola è composta da 3 assi di legno di tiglio dello spessore di circa 2 cm,  tutte lunghe 84 cm e larghe 25, 20 e 24 cm. Si noti che lo spessore delle assi non è regolare. Le assi sono incollate a pressione e 2 sono rinforzate sul retro. L’immagine ha una cornice d’argento.

L’immagine rappresenta il volto frontale di Cristo. Il viso è tondo modellato con un chiaroscuro delicato e le guance sono leggermente arrossate. La fronte è ampia e incorniciata dai capelli castano scuro ben ordinati, che partono dalla scriminatura centro della testa. Le arcate sopracciliari castane sono marcate e la sinistra è leggermente più lunga, più larga e collocata un po’ più in alto. Le sopracciglia proseguono in un’ombra che si trova ai lati del naso. Gli occhi sono collocati nelle orbite dal forte chiaroscuro, sono aperti e guardano leggermente a destra. Le pesanti palpebre, di cui quella bassa è più larga, sono unite tra loro dal caratteristico taglio semicircolare che si trova anche alla base del naso.

Il naso è lungo, dritto con narici simmetriche, accentuato da un’ombreggiatura evidente sul lato sinistro e con una pennellata di luce sulla punta. Le labbra sono sottili, strette, segnate di rosso, quello inferiore è più chiaro e sono contornate da baffi e barba. I baffi divergono e sono divisi da un arco centrale, si uniscono alla barba ai lati del viso; intorno alle labbra la barba è più rada. Le parti inferiori delle orecchie sembrano troppo alte e si vedono tra i capelli che ricadono ai lati della faccia. La testa è circondata da aureola con ornamenti floreali. Al centro si trova l’ornamento principale e ai lati quelli più piccoli. Gli ornamenti sono rossi.

Sotto l’immagine vi è una copertura d’argento con fregi in rilievo. Nella parte superiore ci sono due uccelli che beccano l’uva.  Nel centro la scritta “SPECIOSUS FORMA PRAE FILYS HOMINIS” (salmo 44), ai lati ornamenti stilizzati di vegetazione eseguiti con la tecnica del ryt e della punzonatura, e a sinistra una figura inginocchiata con le braccia piegate. Per tutta la lunghezza si trova la scritta in latino:

MARTINUS Frankowicz CIVIS SANDECENSIS, devotus ERGA lmagine HANC Salvatoris PRO EXTRUENDIS LAMINIS ARGENTEIS Patrimonium suum OBTULIT, Quibus IMPENSIS MAXIMA PARS Imaginis HUIUS Contect EST, Anno Domini QUO ET ALTARE Perfectum nel 1636.

L’Immagine è circondato da una ricca cornice d’argento, presenta l’elemento dei raggi che alludono forse a quelli che circondavano l’immagine ancora nel XVII secolo.

Sopra e sotto la cornice sono disposti i simboli di Dio Padre e dello Spirito Santo.

Trad. dal polacco di Bonnie

[1] Carlo IV di Lussemburgo (Praga, 14 maggio1316Praga, 29 novembre1378) fu Re dei Romani (con il nome di Carlo (Karl) IV dal 1346 al 1378), Imperatore del Sacro Romano Impero (dal 1355 al 1378), Re di Boemia (con il nome di Carlo (Karel) I dal 1346 al 1378), Conte di Lussemburgo (dal 1346 al 1353) e Margravio del Brandenburgo (dal 1373 al 1378).

[2] Quando, nel 1344, la diocesi di Praga venne elevata a sede arcivescovile, Carlo diede inizio alla costruzione della Cattedrale di San Vito per mano di Peter Parler, nel 1348. Durante il suo regno, Carlo IV, re mecenate, riunì a Praga artisti da tutta Europa che realizzaronominiature o dipinti su legno (Nicolas Wurmser). Fu in rapporto anche con Francesco Petrarca, che si recò a Praga nell’estate del 1356.

[3] In many medieval missals (especially German ones), there is a usually a votive Mass dedicated to the veronica – but there they are understood to refer to the vera icona, the image of Christ’s face. (Votive Masses dedicated to the different instruments used in the Passion of Jesus – say, the cross or the nails or the crown of thorns – were quite popular at that time.) For instance:

Missale Moguntinum (Mainz, 1493): De facie Domini (Of the face of the Lord) / De s. Veronica, seu de vultu Domini (Of the holy Veronica, or of the face of the Lord)

Missale Pataviense (Passau): In solemnitatis imaginis Domini salvatoris / Officium sancte Veronice: hoc est de facie Iesu Xpi (In the solemnity of the image of the Lord Savior / Office of the holy Veronica, that is, of the face of Jesus Christ)

Missale Augustanum (Augsburg, 1555): Missa de vultu sancto seu Veronica (Mass of the Holy Face, or the Veronica)

[4] Nel 1300 Mosca fu conquistata da Daniil Aleksandrovič, il figlio di Aleksandr Nevskij e membro della dinastia Rurik.

[5] Venceslao III di Boemia (6 ottobre1289Olomouc, 4 agosto1306) , figlio di Venceslao II fu re di Boemia dal 1305 al 1306, re d’Ungheria dal 1301 al 1305, re di Polonia dal 1305 al 1306.

[6] Lev I di Galizia??? 1293-ca.1301, sposò una figlia di Bela IV re d’Ungheria.

[7] Béla IV d’Ungheria (29 novembre1206Buda, 3 maggio1270) fu re d’Ungheria dal 1235 al 1270, in uno dei periodi più neri della storia ungherese, l’invasione mongola del 1241.


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