1499 ca

Leonardo da Vinci, Salvator Mundi, olio su tavola, 1499 ca., Milano, Italia. Collezione privata, Abu Dhabi.

LeonardoSalvatorMundi

Salvator-Mundi-by-Wenceslaus-HollarNel 1650 lo stampatore Hollar firmò un’acquaforte di Cristo che alza la mano destra benedicendo, mentre tiene nella sinistra un globo trasparente: lo stampatore dichiarò che il soggetto era preso da un dipinto di Leonardo. Poiché fino a tutto il XVII secolo qualsiasi opera dei discepoli di Leonardo era attribuita a lui e c’erano molte versioni di Salvator Mundi, la testimonianza di Hollar non fu presa come prova certa che Leonardo avesse realizzato questo soggetto. Per la somiglianza con l’acquaforte tra il 1978 e il 1982 un Salvator Mundi è stato presentato come l’originale di Leonardo, ma l’ipotesi fu poi scartata.

Ci sono altre prove che Leonardo abbia esplorato questo soggetto. A metà degli anni ’80 disegnò un “volto di Cristo” a penna e inchiostro, che appare nella lista delle opere del Codex Atlanticus. Ci sono anche due disegni a gessetto rosso di stoffe/drappeggi correlate all’incisione di Hollar ed alle opere della bottega.

Il riemergere di questo dipinto (pubblicato nel 2011) che, pulito e restaurato ha portato alla luce un autografo di Leonardo, arriva comunque come una grande sorpresa. Il Cristo di Hollar è un po’ più robusto,  drappeggi sono semplificati e non c’è l’aureola ma le due figure coincidono quasi perfettamente: il Cristo ha le stesse ciocche di capelli a boccolo, un volto inespressivo con uno sguardo stranamente diretto, e la stessa fascia drappeggiata sulla spalla. Inoltre l’ornamento annodato sulla stola incrociata di Cristo e al bordo del vestito sono molto simili e  questo è il dettaglio più soggetto a modifiche nelle diverse versioni che ci sono giunte. Sicuramente questo è il Salvator Mundi copiato da Hollar per la regina cattolica Enrichetta Maria, e che fu probabilmente portato in Inghilterra nel 1625.

L'immagine prima del restauro
L’immagine prima del restauro

L’opera di Leonardo era nota già all’inizio del XX sec., nel 1913 Tancred Borenius la classificò come “copia libera secondo Boltraffio”, lo stesso accadde nel 1958. La bassa stima è dovuta al fatto che era stato pesantemente restaurato, non solo forse perché il dipinto era molto rovinato ma anche per aggiornare il volto di Cristo alle diverse mode, il volto risulta quasi reinventato.

A conferma dell’autenticità dell’opera c’è un importante pentimento nel pollice della mano destra di Cristo e altre modifiche minori nelle linee di contorno (come ad esempio nel palmo della mano sinistra visto attraverso il globo trasparente). Cambiamenti di idea di questo tipo sono tipici di Leonardo e sorprenderebbero nella copia di un disegno preesistente.

Leonardo dipinge Cristo come Re di tutto l’Universo, come è presentato in Gv 4,14 «E noi abbiamo visto e testimoniamo che il Padre ha mandato Suo Figlio come salvatore del Mondo». Cristo non porta né la corona, né ha l’aureola, ma sostiene il globo, emblema di regalità e simbolo del mondo. I piccoli puntini che vi si vedono mostrano che Leonardo lo concepiva fatto di cristalli di roccia, che Leonardo sapeva possedere qualità speciali.

Il volto di Cristo – rigido, simmetrico, perfettamente frontale, è volutamente arcaico. Sembra che Leonardo fosse a conoscenza di un polittico attribuito a Giotto e alla sua bottega con un Cristo benedicente. Da questo prende la mano benedicente, con il medio e l’indice incrociati e in particolare la fascia di drappeggio sul suo corpo.  Il quadro contiene anche un rimando al busto di Cristo in terracotta della bottega del Verrocchio. Ma soprattutto Leonardo dimostra che conosceva le immagini acheropite di Cristo, la Veronica e il Mandylion di Edessa.

Il Mandylion di Genova
Il Mandylion di Genova

Leonardo,  sembra abbia scelto di rendere riconoscibile la sua immagine come una rappresentazione del Mandylion abbandonando i suoi canoni ideali.  Nel 1500 almeno tre immagini rivendicavano d’essere l’autentico Mandylion. Una apparteneva ai re di Francia, era conservata nella Sainte Chapelle di Parigi ed è stata perduta con la Rivoluzione Francese, una seconda è ancora oggi venerata a Genova, presso San Bartolomeo degli Armeni.

Re Luigi XII e sua moglie Anna di Bretagna erano particolarmente devoti al Cristo Salvator Mundi, e il nesso tra il Salvator Mundi e il Mandylion di Edessa era allora più stretto di quanto possa sembrare a noi oggi. L’interesse del re è dimostrato dal fatto che quando Genova venne occupata dai francesi di Luigi XII il Santo Volto venne rubato e portato in Francia, per essere restituito dopo un anno per le proteste degli ambasciatori, dei mercanti, dei banchieri e di tutto il popolo.

Considerata la data dei disegni preparatori di Leonardo – intorno al 1500 – lo stile del quadro e la sua conseguente associazione con una principessa francese (Enrichetta Maria) re Luigi ed Anna diventano i committenti più plausibili del Salvator Mundi di Leonardo, e probabilmente commissionarono l’opera subito dopo la conquista di Milano e Genova. Pertanto, questa sarebbe una delle tre commissioni francesi citate da Fra Pietro da Novellare. E fu probabilmente per accontentare i loro desideri che Leonardo basò le caratteristiche di Cristo sul Cristo del Mandylion di Edessa: gli occhi dalle pesanti palpebre inferiori, la curva morbida delle sopracciglia e il lungo naso.

Cfr. Luke Syson, Leonardo Da Vinci, Painter at the court of Milan, pp.300-303.

 


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