Giulio Agresta, Sacra, celeste e veneranda imago, in Rime di diversi elevati ingegni de la città di Udine, di Giacomo Bratteolo, 1597, Udine, Italia.
SACRA, celeste e veneranda imago,
Che’l gran Verbo di DIO ne rappresenti,
Quando per ricovrar l’humane genti
Corse al morir sì desioso, e vago;
Si come hor gli occhi di tua vista appago,
Così tutti i miei spirti uniti, e intenti
Purgo, e consacro al Rè de gli elementi,
Che sparse hoggi per noi di sangue un lago.
Onde, rotta la nebbia de’ miei errori,
Non sien per me tante fatiche in vano,
Sangue, croce, flagelli, onte, e sudori.
Ma, schernendo i piacer del mondo insano,
M’erga a fruir sù ne gli Empirei chori
L’invisibil di Dio volto sovrano.
Il sonetto nel volume è così presentato: Essendo ne l’anno del Santissimo Giubileo l’Autore ne la Chiesa di S.Pietro in Roma nel Venerdì Santo; dove solennemente si mostrava al popolo il Volto del Nostro Signor GIESU CHRISTO impresso nel velo di Santa Veronica; egli tutto infiammato di carità, pentito de gli errori suoi passati fece il soprascritta Sonetto.
Giulio Agresta è nato nel 1550 e risulta parroco di Cassacco (UD) dal 1580 al 1610. Poiché il volumetto è stato editato nel 1597, l’Anno Santo a cui si riferisce deve essere il 1575.
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