1928

Grazia Deledda, Il vecchio e i fanciulli, romanzo, 1928, Milano, Italia. Treves.

Quando arrivarono, la donna si spaventò nel vedere il padre, tanto egli era in quei pochi giorni dimagrito e invecchiato; aveva anche gli occhi strani, fissi e velati di ombra.

Neppure quando si era ammalato il genero di lei, e quando era morto, egli aveva dimostrato tanta preoccupazione.

– Padre! – ella esclamò, senza badare a Luca. – Malato siete?

– Malato non sono, ma neppure sano. Ma non si tratta di me, adesso; si tratta di questo sciagurato. Neppure lo guardi, Anna Maria?

– Lo guardo, lo guardo: vedo che è in cattivo stato. Sembra Cristo coperto dal velo della Veronica: ma che cosa posso farci? »

« Puoi fargli da madre. Ah, tu gli hai portato un guanciale; questo va bene; non basta, però; bisogna aiutarmi a salvarlo. Ascoltami, – disse sottovoce, mentre Francesca si dava da fare fuori della capanna; – egli si è voluto uccidere perché io l’ho accusato di aver rubato i denari che mi mancavano dal cassettone in camera mia.

La donna si fece il segno della croce: poi s’inginocchiò e sollevò il fazzoletto che difendeva il viso di Luca dalle mosche: e pareva pregasse come davanti ad un santo martire.

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Segnalato da Manu


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