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Volto Santo di Lucca, crocifisso, scultura in legno policroma, 780-810, Cattedrale di San Martino, Lucca, Italia.

Il culto del Volto Santo di Lucca, un antichissimo crocifisso monumentale alto cm 247, considerato acheropita, è documentato dalla fine dell’XI secolo. Uno studio del 2020 con il metodo a carbonio-14 commissionato dall’Opera del Duomo di Lucca, in occasione del 950° anniversario della fondazione della Cattedrale nostrana, e messo a punto dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Cnr) di Firenze ha sancito che l’opera è effettivamente databile tra gli ultimi decenni dell’VIII e gli inizi del IX secolo.

Di particolare importanza per la datazione dell’opera è il risultato ottenuto dall’esame della tela di incamottatura (770-880 d.C.), posta tra il legno e la pittura, dato che il taglio di una fibra vegetale destinata alla tessitura di norma non precedeva di molto la sua lavorazione, mentre il legno dopo il taglio dell’albero poteva essere sottoposto a un periodo di stagionatura. L’intervallo temporale è stato confermato dall’analisi dei frammenti lignei e venerdì 19 giugno 2020, in diretta dalla Cattedrale di San Martino, è stata annunciata la datazione. Il crocifisso è la più antica scultura lignea dell’Occidente arrivata sorprendentemente integra ai giorni nostri, precedendo il Volto Santo di San Sepolcro.

Secondo la leggenda narrata dal diacono Leboino, fu scolpito da Nicodemo, il discepolo segreto di Gesù, con legno di noce, per tramandare le vere sembianze di Gesù Cristo. La tradizione di Nicodemo scultore è coeva a quella dell’evangelista Luca pittore dell’icona di Maria, sono gli anni del Concilio Niceno II (787), nel pieno della disputa iconoclasta.

Perché si chiama “Volto Santo”?

Non c’è ancora un’interpretazione comune tra i critici sul nome Volto Santo attribuito al crocifisso lucchese, attualmente l’ipotesi prevalente è legata alla sua realtà di acheropita. Chiara Frugoni ha ipotizzato la compresenza, a Lucca, di un’immagine dipinta simile alla Veronica.  Rispetto alla Veronica, Romano Silva ha sottolineato la simmetria tra l’ubicazione del Volto Santo nella cattedrale lucchese e quella della Veronica in San Pietro, entrambe a destra di chi entrava; e l’imperatore Carlo IV di Boemia, che nel 1369 concesse ai lucchesi la libertas dalla dominazione pisana, valorizzò entrambi i culti, promuovendone la diffusione a Praga (Cfr. Raffaele Savigli, The Roman Veronica and the Holy Face of Lucca: parallelisms and tangents in the formation of their respective traditions.)

La leggenda

La leggenda del Volto Santo appare per la prima volta nella traduzione francese, databile intorno al 1333, della Legenda aurea ad opera di Jean de Vignay.
In sintesi la storia racconta che Nicodemo, dopo aver scolpito il corpo del crocifisso, s’addormentò e al risveglio trovò il volto completato da mano angelica. Secondo la tradizione il Crocifisso rimase nascosto fino a quando, nell’VIII secolo, venne rivelato in sogno al vescovo Gualfredo, pellegrino nei luoghi santi, la grotta dove era nascosto. Il crocefisso venne posto – come si suole in questi casi – su una barca  priva di equipaggio e la nave attraversò il Mediterraneo approdando a Luni. L’antica città romana era soggetta a scorrerie saracene ma il Crocifisso non si fece avvicinare né dai pirati, né dai lunensi, finché un angelo in sogno rivelò al vescovo di Lucca Giovanni I, che solo a lui la barca si sarebbe avvicinata. Ma il miracolo non fu sufficiente a dirimere a chi spettava il possesso del Volto Santo, e quindi la reliquia venne posta su di un carro, la strada che avrebbero scelto i buoi, verso Lucca o verso Luni, avrebbe indicato la volontà divina.  Così nel 782 il Volto Santo giunse a Lucca. In cambio Luni ricevette dal Vescovo lucchese un’ampolla, rinvenuta in uno scomparto alla base della croce, con il sangue di Cristo, che ancora oggi è conservata a Sarzana.
Il Crocifisso venne portato nella Chiesa di S. Frediano, ma sparì nella notte e solo dopo un gran cercare venne ritrovato vicino al Duomo. Il fatto venne interpretato come un segno miracoloso e da allora il Volto Santo è custodito in San Martino e divenne l’emblema stesso dell’identità cittadina.

La via Francigena

Fu grazie ai pellegrinaggi che l’Occidente conobbe il Volto Santo di Lucca. Lucca occupava una posizione chiave lungo la via Francigena, la principale strada di percorrenza per Roma e Santiago di Compostela, dopo che lo spopolamento e l’insicurezza aveva portato all’abbandono delle grandi strade romane, in particolare la via Aurelia. Così il Volto Santo divenne una reliquia eminente nel panorama tardo medievale: era ben conosciuta nel Nord Europa e oggetto di grande devozione da parte della nobiltà francese del tardo medioevo. Nel secolo XI, Guglielmo II il Rosso, duca di Normandia e re d’Inghilterra, giurava sul «volt de Lucha». Secondo un episodio del poema epico Chevalerie Ogier (fine secolo XII – inizi XII), Carlo Magno, passando per Lucca, dove l’aveva condotto l’inseguimento di Uggeri il Danese, compì le sue devozioni dinanzi al «santo Vou» nella chiesa di San Martino.

Quando la festa dell’Esaltazione della Santa Croce, celebrata il 14 settembre in ricordo del ritrovamento della croce di Gesù, entrò a far parte del calendario liturgico, la leggenda del Volto Santo venne integrata nel santorale.

La bibliografia sul Volto Santo di Lucca è sterminata ed è accessibile grazie al progetto ARVO (Archivio digitale del Volto Santo), recentemente il Volto Santo di Lucca ha dato il nome alla Via del Volto Santo, un ramo della Via Francigena.


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