Storie di re Abgar, cornice, rilievo in argento dorato, 1370 ca., Istanbul, Turchia. Chiesa s. Bartolomeo degli Armeni, Genova.
I dieci rilievi smaltati inseriti tra delicate forme vegetali, della cornice di età paleologa del Mandylion di Genova, raccontano le vicende del volto di Cristo posseduto da re Abgar di Edessa, dalla sua origine prodigiosa fino all’arrivo a Costantinopoli nel 944.
1. Il re di Edessa malato invia una lettera a Cristo.
Abgar il nero era toparca di Edessa (l’odierna Urfa, in Turchia) e soffriva di lebbra e di gotta. Aveva provato invano ogni medico e medicina. Viene a sapere dei miracoli che Gesù operava a Gerusalemme in mezzo alla ingratitudine dei giudei. Allora chiama un certo Anania, suo segretario e ottimo ritrattista, e gli affida un doppio incarico: consegnare una lettera a Gesù e farne un ritratto il più fedele possibile. Il testo della lettera era: “Abgar, toparco della città di Edessa, a Gesù Cristo eccellente medico apparso a Gerusalemme, salve! Ho sentito parlare di te e delle guarigioni che operi senza medicamenti. Raccontano infatti che fai vedere i cechi, camminare gli zoppi, che mondi i lebbrosi, scacci i demoni e gli spiriti impuri, risani gli oppressi da lunghe malattie e resusciti i morti. Avendo udito di te tutto questo mi è venuta la convinzione di due cose: o che sei figlio di quel Dio che opera queste cose, o che tu sei Dio stesso. Perciò ti ho scritto pregandoti di venire da me e di risanarmi dal morbo che mi affligge e di stabilirti presso di me. Perché ho udito che i giudei mormorano contro di te e ti vogliono fare del male. La mia città è molto piccola, è vero, ma onorabile e basterà a tutti e due per vivere in pace”.
2. Anania cerca di ritrarre il volto di Cristo.
Anania va a Gerusalemme, consegna la lettera e prova ad eseguire il ritratto richiestogli ma non vi riesce perché “il viso del Cristo emana uno splendore troppo intenso per essere dipinto”.
3. Gesù si lava le mani.
Gesù, comprendendo la difficoltà di Anania, chiede dell’acqua per lavarsi ed un asciugamano.
4. Cristo offre a Anania il telo col suo volto.
E imprime sull’asciugamano l’immagine del suo volto che consegna ad Anania, insieme ad una missiva di risposta ad Abgar: “Hai creduto in me, sebbene tu non mi abbia visto. Di me, infatti, sta scritto che chi mi vedrà non crederà in me, affinché coloro che non mi vedranno credano in me e vivano. Quanto all’invito che mi hai fatto di venire da te, ti rispondo che bisogna che io adempia qui tutta intera la mia missione, e che dopo il suo compimento io torni da Colui che mi ha mandato. Quando sarò asceso presso di lui, ti manderò uno dei miei discepoli, di nome Taddeo, a guarirti dal male ed offrire la vita eterna e la pace a te ed ai tuoi, e fare per la città quanto necessario per difenderla dai nemici.” Prima di dare la lettera ad Anania, Cristo appone in calce alla lettera sette sigilli recanti lettere in lingua ebraica, il cui significato è – sempre secondo il sinassario – “meravigliosa vista di Dio”.
5. Anania consegna il ritratto di Cristo e la lettera a re Abgar a letto ammalato.
Abgar accoglie con grandi onori e profonda venerazione lettera e ritratto e subito guarisce dai suoi mali, ad eccezione di qualche punto di lebbra sul volto.
6. Il re di Edessa pone il ritratto di Cristo su una colonna e lo venera con un altro uomo mentre cade un idolo.
Dopo l’Ascensione arriva a Edessa l’apostolo Taddeo, come promesso e immediatamente porta Abgar e la sua famiglia alla fonte battesimale. Abgar, dopo l’immersione, esce completamente guarito e pieno di fervore per la nuova religione: fa fissare l’immagine di Gesù sopra una tavola ornata d’oro che viene collocata al centro della città, in una nicchia da cui viene tolta una statua pagana in precedenza molto venerata, ed esposta al culto con la scritta “Cristo Dio, chi in te spera non si perderà”. Lì l’immagine rimane sotto il regno di Abgar e del suo figlio.
7. Un vescovo mura il Mandylion
Sotto il nipote Ma’nu VI (anno 57 ca), Edessa ritornò al paganesimo e l’immagine corse il rischio d’esser distrutta. Il vescovo della città, avvertito in sogno del disegno criminoso del sovrano, la fece murare di nascosto nella nicchia, occultandola con una ceramica. Coltempo l’immagine venne dimenticata.
8. Il vescovo ritrova il Mandylion che ha impresso la sua immagine sulla pietra (Keramion). La lampada è ancora accesa.
Secondo il Sinassario, nel 544 il re persiano Cosroe, dopo aver saccheggiato tutte le città dell’Asia, aveva cinto d’assedio Edessa. Una rivelazione manifestò al vescovo Evlavio l’esistenza della reliquia. Aprendo la nicchia il vescovo trovò l’immagine. Il Sinassario precisa che lalampada era ancora accesa e aveva contribuito a imprimere l’immagine di Cristo sulla ceramica (Keramion) che la nascondeva. Questa copia in ceramica sarà un’altra reliquia che avrà tutta la sua storia. Da altre fonti si deduce che l’immagine fu riscoperta qualche decennio prima, probabilmente in occasione di una inondazione cui la città andava soggetta.
9. Grazie al Mandylion, Edessa viene salvata dall’assedio persiano.
Il vescovo, presa l’immagine, organizzò una processione sulle mura della città: tutto l’apparato militare dei Persiani prese fuoco. I Persiani furono costretti a togliere l’assedio e a fuggire. Questo episodio è raccontato da Evagrio Scolastico nella Storia Ecclesiastica del 590 ca.
10. Un demone minaccia la nave su cui viene trasportato nel 944 a Costantinopoli il Santo Mandylion.
“Poiché tutte le cose belle affluivano verso la città imperiale, era anche volere divino che la santa e ineffabile Immagine venisse a far parte del suo tesoro”. Il Sinassario accenna ai molti tentativi fatti dagli imperatori bizantini per entrare in possesso della reliquia. La realizzazione del sogno toccò all’imperatore Romano I Lecapeno (920-944). Fu organizzata una spedizione che cinse d’assedio Edessa. Dopo lunghe trattative la reliquia fu ceduta a caro prezzo: 12000 pezzi d’argento, la liberazione di 200 prigionieri saraceni e la promessa che l’esercito bizantino non avrebbe attaccato Edessa e i suoi possedimenti. La comunità cristiana si ribellò, ma finì per piegarsi alle ragioni di stato. Si formò un corteo e strada facendo si operarono prodigi. Secondo il Sinassario, il 15 agosto dell’anno 6452 della Creazione, che corrisponde al 944, il corteo giunse nel santuario della Madre di Dio di Blancherne. L’indomani, 16 agosto, la sacra Immagine fu portata a spalla in una grande processione guidata dal patriarca e dai giovani imperatori e accompagnata da tutto il Senato e dal Clero. Attraversò la Porta d’Oro e giunse a Santa Sofia dove l’immagine fu venerata da tutti. Quindi la processione riprese e giunse nella chiesa della Madre di Dio detta del Faro, dove la reliquia venne collocata definitivamente.
Conclude il Sinassario: Lì fu posta la venerata e santa Immagine del Signore Dio e Salvatore Gesù Cristo, per la gloria dei fedeli, la salvaguardia della famiglia imperiale, la protezione di tutta la città e il benessere dei cristiani.
Per il racconto di re Abgar vedi G. Gharib, Le icone di Cristo. Storia e culto, e Lawrence Sudbury
Wordpress is loading infos from clicart
Please wait for API server guteurls.de to collect data fromwww.clicart.it/giacomo/Displa...