425-433

Filostorgio, Historia ecclesiastica, libro VII, capitolo 3, 425-433, Costantinopoli, Turchia.

Eusebio di Cesarea racconta che Berenice, l’emorroissa del racconto evangelico, aveva realizzato nella sua casa a Paneas (Cesarea Filippi), una scultura in bronzo del Salvatore, in grato ricordo della sua guarigione.

Lo storico Filostorgio, continuatore della Storia ecclesiastica di Eusebio, nel 423, quindi circa un secolo dopo, attesta di aver visto anche lui il monumento, assai gradevole alla vista dei passanti, presso le sorgenti terapeutiche del fiume Giordano, in mezzo ad altre statue. Filostorgio scrive che, poiché ai piedi della statua era cresciuta un’erba risultata essere un rimedio efficacissimo contro tutte le malattie, in particolare contro la “consunzione”, gli abitanti del luogo avevano cominciato ad indagare sulle origini della statua poiché si era persa la memoria dei fatti. Venne effettuata una diligente opera di pulizia che liberò il monumento dalle incrostazioni e rese leggibile l’iscrizione che spiegava le circostanze della sua erezione, mentre la pianta che vi cresceva, da allora in poi, non fu più vista crescere né lì né in nessun altro luogo. Filostorgio riferisce anche che la statua sarebbe stata distrutta da Giuliano l’Apostata (come conferma Asterio di Amasea nelle Omelie, considerandola scomparsa nel IV secolo), e che i fedeli ne conservarono la testa. 


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