Apparizione del Santo Volto di Nostro Signore Gesù Cristo, relazione tratta da deposizione autentica per cura di un sacerdote napolitano, dalla tipografia arcivescovile, 1849, Napoli, Italia.
Avendo un nostro giornale (Verità e Libertà, anno II, n°3) fatta menzione dello straordinario cangiamento avvenuto nel Volto santo in Roma nella sera della Epifania di quest’anno, cercai averne migliore e più sicura contezza. Per divina grazia mi riuscì aver in mano copia autentica della deposizione, pienamente conforme all’originale, che si conserva nell’Archivio della ss. Basilica Vaticana. Dalla quale ho tratta questa Relazione, a cui dia il pio lettore quella fede che è secondo ľintendimento della santa Chiesa, e principalmente giusta i decreti di Urbano VIII.
Fra le rarissime ed insigni Reliquie, che Roma possiede, v’ha pure quel SUDARIO sul quale apparvero, come in effigie, i lineamenti e le fattezze del Volto santissimo del Nazareno, quale divenne nel doloroso giorno di sua vita mortale. «Ella è pia tradizione esservi stata una santa donna, detta Veronica, che alla faccia di Cristo molle di sudore e sanguinata applicò uno sciugatojo, su cui rimase impressa l’imagine del santissimo Volto: e che ora conservasi nella Basilica Vaticana, e SANTO SUDARIO vien denominato » . Così Benedetto XIV ( De Festis J.C. Lib.I, VII, 64). Non è qui nostra mente ripetere le gravi ragioni e le testimonianze molte ed irrepugnabili con cui quel dottissimo Pontefice (De Canoniz. SS. P. II, cap. 31., 12) vien mostrando come questa tradizione abbia saldo e certissimo fondamento, onde è fuor di ogni dubbio doversi a quella pregevolissima Reliquia, secondo l’infallibile dottrina della Chiesa (Trid. Init. Sess. XXV.), divota venerazione e culto religioso. Più tosto narrarne intendiamo avvenimento, che non si potrebbe non dire prodigioso, affinchè i buoni e pietosi credenti ne abbiano stimolo a viemmeglio sperare nell’ajuto dell’Onnipotente in questi giorni di tribolazione grande per la Chiesa di Dio.
Ed innanzi tratto vogliam notare che quel SUDARIO, difeso da cristallo e da reticella, come da velo, per la vetustà tende al color del canovaccio; onde a fatica qualche lieve lineamento; e a dir cosi l’idea dell’adorabile Volto puossi in esso scernere. Or egli è antico costume, che sponendosi alla pubblica venerazione le sante Reliquie, dette maggiori, che conservansi nelle loggie della cupola di s. Pietro, prima di riporle nelle apposite nicchie, mostrarle dall’alto al popolo, e con esse benedirlo. Uffizio è questo dei canonici della nominata Basilica ai quali sola mente è riservato maneggiarle (Lambert. Notif. 40, VIII. §. 3,26.). Quindi essendo stata la predetta Reliquia esposta di ordine di Sua Santità dalla vigilia del Natale fino alla Epifania del Signore, e dovendosi dopo il canto degli ufficii di quel giorno (sei gennajo, anno corrente) riporre, salivano su quella loggia i canonici Lucidi, Sampieri e Fantaguzzi; il quale fatta con quella Reliquia l’ostensione e la benedizione, poneasi ginocchione co’ suoi colleghi a recitare le prescritte orazioni. Ed ecco parve loro scorgere in quel SUDARIO le fattezze del Volto del Signore così impresse che non mai aveano per l’innanzi vedute; siccome pur le vedeano i mansionarii Cioli e Nisini e ‘l manovale Paraccini, che que’ canonici quivi faceano entrare a contemplarle. Del quale avvenimento perchè non venişse smarrita la memoria, raccoltosi quel Capitolo, dava commessione ai canonici Giuseppe-Gaspare Fatati, Segretario della sacra Congregazione de’ Riti, Andrea Frattini, Promotor della Fede ed al beneficiato Domenico Gigli, sostituto della prelodata Congregazione (personaggi per dignità e per sapere eminenti); affinchè di ciò prendessero opportune e giuridiche informazioni ed in siffatta guisa si avesse documento degno di fede e di ricordanza. Laonde alla presenza di quello sperto e sapiente tribunale nei giorni nove e dieci gennajo di questo anno l’un presso all’altro quanti dicevansi testimoni di veduta, furon fatti rispondere, sotto fede giurata, ciascuno a tante interrogazioni, quante bisognavano ad aver tutta distesa innanzi, e di parte in parte verificata la posizione del fatto. E primo venne Monsignor Lorenzo Lucidi, che richiesto a narrare l’avvenimento come gli era noto, dicea: Era la sera del sei gennajo che io saliva coi canonici Sampieri e Fantaguzzi a riporre le sacre Reliquie, e recitando al solito le prescritte preci mi parve scorgere in quel santo SUDARIO, e propriamente nella parte superiore, a maniera di due grandi occhi, come due oscure cavità, e tenendovi fiso il guardo sembravami scernere il naso sì netto e spiccato da vedervi fino le nari. Levatomi dall’orazione, mentre il Fantaguzzi toccava sul cristallo di essa Reliquia alcune corone, dissi a’ miei colleghi: Vedete come questa sera si scorge bene il Volto santo? Io non mai per lo addietro il vidi a questo modo, son ben diciasette anni da che sono canonico in questa Basilica, e moltissime volte ho veduta e tocca, anche senza il cristallo, la sacra Reliquia. E quelli conducendosi a quell’istesso sito nel quale io era, conobbero ciò esser vero, ed io ne provai una certa commozione.
Per meglio sicurarmi dell’apparizione mossi con esso loro di quel sito, girai intorno; ma da qualunque luogo ragguardammo nella Reliquia, sempre in egual modo l’Imagine del santo Volto dinanzi ai nostri occhi si parava.
Nè di ciò contento, chiamava ad osservar quel SUDARIO i mansionarii Cioli e Nisini ed il manovale Paraccini (i quali oltre averlo veduto in somiglievoli occasioni dell’esposizione delle sante Reliquie, eran pur quegli stessi che nell’ultima esposizione del 1848 avendolo ben osservato, meglio che altri dar poteano giudizio di quel cangiamento). Or costoro, non senza commozione, le stesse cose da me e da’ miei colleghi vedute scorgevano in quel SUDARIO. E qui il Lucidi non lasciava di notare che quantunque senza tema di errare affermar potesse, avere scorte quelle parti del viso di sopra indicate, tuttavia non poter con ugual certezza dire lo stesso intorno i mustacchi e la barba, che altri dicevano scorgersi in quel l’Imagine; ma solo non essergli quel Volto sembrato si scuro, avendo colore simile a quello di un cadavero. E seguitando soggiungeva: La luce di due candele, poste all’uno e all’altro lato di quella Reliquia, potere, col riflettere nel soprapposto cristallo, produrre quell’effetto del colore del Volto: ma in simili occasioni, avendosi la medesima luce, ciò non mai ho veduto. Dipoi narrava: Nel mattino del di seguente tornai col Fantaguzzi ad osservar la Reliquia, cercai fosse in quel luogo lo stesso grado di luce della sera precedente, ma non quegli non io scorgemmo ciò che allora fu da noi veduto. Solo vidi due specie di occhi; sembraronmi quei della sera, ma dessi non erano sì profondi e marcati. I quali come un po’ mossi in giro le candele poste ai lati della Reliquia, dilatavansi e restringevansi, secondo il moversi delle fiammelle; ma appressato al Volto santo un lumicino a cera le ombre all’intutto disparivano.
Dietro le cose deposte veniva il Lucidi interrogato, se esso od i suoi colleghi avesser fatta nota qualche cosa a’ mansionarii ed al manovale, come li chiamavano entrare a quel sacro recinto. Rispondeva in queste parole: «Venite a vedere come si vede bene il Volto santo». Ancora fatta eragli interrogazione, se nella sera fe quanto nel mattino, cangiando direzione ai lumi, accendendo quel lumicino a cera. Ed egli: Di ciò non serbo memoria, ma certo ricordomi tutti aver cangiato luogo, esserci quando a destra, quando a sinistra fermati, discostàti, appressati; e sempre, in ogni parte, nelle diverse distanze avere la medesima cosa veduta.
Nè qui avean fine le interrogazioni. Cercavano, se in moltissime occasioni avute di vedere quel santo Volto, specialmente quando restauravasene la cornice, aver mai osservato que’ cangiamenti, provata la commozione della sera; giudicarli cosa soprannaturale, saperne, oltre i mentovati, altri testimoni di veduta, gl’indicasse. Frequenti, dicea, ebbi occasioni di veder da presso la sacra Reliquia, non mai incontrommi veder quanto vidi in quella sera; sembrami avervi qualche cosa di straordinario, conosco appieno mia infermità e miseria, non merito esser testimonio di tanto portento. Udii trovarsi nella Basilica a quellora il p. Hubert, penitenziere pe’ francesi, esser corsa voce, lui aver detto, che nel benedirsi colla Reliquia il popolo, aver qualche cosa di mirabile veduta: dicono lo stesso esser avvenuto al penitenziere per quei di nazione polacca.
Alle predette cose dal Lucidi deposte nella giuridica testimonianza il Fantaguzzi dipoi chiamato aggiungeva: Lui in venti anni aver avuta opportunità di vedere e toccare la sacra Reliquia, ma non mai aver veduto quanto nella sera del sei gennajo vide ed osservò con sorpresa tale da tremargliene le gambe; e qui facevasi a notare altri particolari di quel Volto, cioè la bocca co’ labbri rilevati di colore roseo, ma pallido, certa oscurezza sul labbro superiore, e tutto il volto non gonfio nè scarno, ma al naturale, e la barba tripartita. Aggiungeva, che i due mansionarii come affissaronvi gli occhi, piangendo caddero in ginocchio; ciò più avergli fatto credere non essere illusione quanto vedeva. Ancora diceva, come fatta di poco la mattina (erano le sei e mezzo) salito a quel luogo, e trattenutosi oltre la quarta parte di un’ora, pose in prima la Reliquia nella nicchia, dipoi accese le due candele, siccome nella sera, quindi mutò di luogo e l’Imagine ed i lumi, e dalle macchie degli occhi infuori, non iscorse niun nuovo lineamento o traccia alcuna in quel SUDARIO. Nè contento di ciò, entrato già di qualche ora il giorno, risaliva alla predetta loggia seco conducendo il Lucidi ed il Nisini, e fatte con essoloro delle diligenze, niente videro di straordinario; ma solamente la reticella con cui tiensi coperta la Reliquia, che esso e gli altri non videro nella sera. In ultimo diceva, che nella domenica (7 gennajo) stando insieme col Lucidi scontrossi nel p. Hubert, il quale senza esserne richiesto narrogli che quando e’ nella sera fece la ostensione della Reliquia, e benedisse al popolo aver bene e distintamente, siccome nelle Imagini, veduto il Santo Volto. Questo meglio averlo confermato nell’opinione di creder prodigioso quell’avvenimento; chè per quanto sapevane niuno avergli detto un nonnulla di ciò che nella sera a lui ed a’ suoi colleghi era incontrato di vedere. Chiamato nello stesso giorno il canonico Sampieri, il mansionario Cioli e ‘I manovale Paolo Paraccini presso che simili cose testificavano davanti a que’ giudici per ciò adunati: solo notava il Sampieri che que’ due mansionarii avean veduto nelle sere precedenti il Santo Volto, nello stesso luogo e co’ medesimi lumi ed allora istessa, sempre coperto della sua reticella, senza potervi notare il menomo cangiamento ciò escludere ogni illusione, confermare il prodigio .
Nel dieci gennajo proseguitandosi a raccorre le testimonianze convennero in casa di Monsignor Fatati frate Prospero Paluchocoski, penitenziere per gli polacchi, il mansionario Nisini, frate Alessandro Vittore Hubert, penitenziere francese.
Il Paluchocoski affermava niente aver veduto, tanto sapere di quell’avvenimento, quanto aveane dagli altri udito.
Il Nisini oltre le cose dagli altri deposte in torno le forme del Volto, soggiungeva circostanza che non vuolsi trasandare. Ei narrava come salendo a quella loggia papa Gregorio XVI, ottenne, non senza grande premura, potervi anche esso entrare. Il sommo Pontefice dopo aver quivi per qualche tempo orato, di sua mano accese il lumicino a cera, e l’appressò a più punti dell’Imagine, ma non mai giunse a vedere le forme del Santo Volto. Dopo varii sperimenti trovò, od almeno trovar credette un punto nel quale per certo modo la figura e’ suoi lineamenti poteansi, quantunque debolmente, scorgere. Chiamati quei che eran con esso lui, tra’ quali il nostro testimone: il quale che vedesse allora, giova dirlo colle sue stesse parole a cui niuna vogliamo aggiungere, niuna levare: «Vidi in qualche parte più direi l’idea delle forme; nelle altre volte poi ho veduto tutto confusamente».
Da ultimo interrogato il p. Hubert rispondeva in queste parole che qui pongo senza mutarci sillaba — Nella sera del sei gennajo circa l’Ave Maria si fece la reposizione delle Reliquie maggiori, ed al solito vi erano tre canonici. Io rimasi in chiesa all’oggetto di avere la benedizione. Difatti mi posi in ginocchio dietro il mio confessionale, vicino la statua di s. Andrea guardando la loggia. Teneva fissi gli occhi sul Volto santo quando lo levarono dall’apparecchio dell’ esposizione, e fecero il giro per fare la mostra, e dare le benedizioni. Ripeteva l’orazione: Domine, illumina vultum tuum super me, et miserere mei. Vidi tanto nel giro, come nelle benedizioni il Volto santo, come il solito, cioè colle forme confuse, che non si distinguono dal pavimento della Chiesa ove io mi trovava. Quando il canonico che lo portava, lo mostrò, com’è di ordinario, l’ultima volta al popolo; essendo nel mezzo della loggia vidi come quasi gonfiarsi gli occhi, e così dilatarsi ed esprimersi i sopraccigli, il naso, le labbra, e le guance, e tutto il viso, come si vede nelle Imagini solite a darsi… Queste forme mi rimasero così impresse, che nella notte lo vedevo sempre avanti di me, come anche adesso lo posso benissimo descrivere. Fu certo una cosa fuori affatto dell’ordinario, mentre in tutte le altre moltissime volte, che io mi sono trattenuto per riceverne la benedizione, mai l’ho veduto in quella forma, sebbene vi avessi fissato appositamente gli occhi: e dirò anche di più in quella sera medesima nel tempo che si faceva il giro, e davansi le benedizioni, era da me veduto nel modo ordinario, e vidi solo farsi questa variazione quando il canonico lo mostrò l’ultima volta al popolo dopo le tre benedizioni.
Ed ecco per qual modo abbiamo di questo fatto documento degno di certissima fede e di ricordanza non peritura.
Nel fare fine a queste nostre parole, ritornando a ciò che sul cominciare accennammo, ripetiamo esser questo ammirabile avvenimento stimolo a sperare nell’aiuto del Signore. Sì noi, dopo aver ammirato l’insolito prodigio, dir possiamo nel nostro cuore: Il Signore ci ha mostrata la sua faccia, noi saremo salvi. La luce onde il suo santissimo Volto disfavilla, ne illumina e richiama al pensier nostro le promesse divine i vaticinii, gli avvenimenti de’ secoli preceduti, e quelli che compironsi nella fine della ultima passata età e sul cominciar della presente intorno alla militante Chiesa: sfolgorato argomento di gloria per la santissima nostra Religione e pel Vicario di Gesù Cristo, e di confusione pe’ suoi nemici.
Le quali cose tutte sieno a noi di conforto e di ammaestramento a creder con ogni fermezza, che la Chiesa di Dio, fondata su di Gesù Cristo, pietra angolare essere tale edificio che può il vento della persecuzione a breve tempo agitare, scuotere; ma rovinare, mandare in fasci, distruggere non mai. Adunque teniamo per fermo, che i giorni della tribolazione passeranno; e trionfato l’inferno, cacciati nella polvere i nemici della santa romana Chiesa, Iddio sarà glorificato. Perciò senza cader d’animo, confidiamo e preghiamo: sì confidiamo in Colui la cui voce scuote il deserto e schianta gli eccelsi cedri del Libano, preghiamo con fiducia; e poichè non s’appartiene a noi sapere i tempi e i momenti che il Padre celeste riserba a sè solo, da farne secondo il poter suo infinito, preghiamo con perseveranza. Deh ogni fedele che sente in sè vivo, ed acceso il desiderio di vedere il compimento delle infallibili promesse di Dio, supplichevole al suo trono sclami: Glorifica manum et brachium dexterum… Festina tempus, et memento finis, ut enarrent mirabilia tua (Eccli. XXXVI, 7, et 10).

Questa è la pubblicazione di riferimento approvata riguardo quanto accaduto il 6 gennaio 1849 nel corso della solenne ostensione del Volto Santo. L’autore, che mantiene l’anonimato, nella prefazione scrive che essendo venuto a conoscenza del fatto da un nostro giornale (Verità e Libertà, anno II, n. 3) ne cercò migliori notizie e riuscì ad avere copia autentica della deposizione che si conserva nell’Archivio della Basilica Vaticana. Riporta le testimonianze dei protagonisti realizzate nei giorni immediatamente successivi al fatto.
Segnalato da François Mottier
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