Carl Nilsson Linnaeus (Carlo Linneo), Systema Naturae, Rotterdam, editore Theodorum Haak, tipografia Joannis Wilhelmi de Groot, 1735, Olanda.

Nel Systema Naturae, Linneo scelse il termine Veronica come nome di un genere, della famiglia delle Plantaginaceae, nel quale classificò numerosissime specie di piante erbacee dotate di fiorellini (39 presenti in Italia); caratteristica comune a queste piante sono le qualità curative. Tra le più note la Veronica Persica, pianta annuale a fiorellini azzurri, chiamati anche “occhi della Madonna”, e la Veronica Officinalis che è forse la specie più studiata dal medioevo.
In botanica è sconosciuta l’origine del nome Veronica scelto da Linneo. Il catalogo IPFI scrive: “dal nome di Santa Veronica, perché è un fiorellino che appare in prossimità della Settimana Santa”. Forse il riferimento al nome della donna che asciugò il volto di Cristo, ha origine proprio in analogia alla capacità di guarire le ferite della pelle. In inglese la pianta è detta Speedwell (veloce/bene) e in francese Herbe aux ladres (erba dei lebbrosi), e santa Veronica venne condotta a Roma con il Sudario di Cristo per guarire l’imperatore Tiberio, malato di lebbra (anche alla base della statua dell’emorroissa, scrive Filostorgio, nasceva un’erba medicamentosa). Un’altra ipotesi, suggerisce invece che il nome sia una distorsione di Betonica, un’erba considerata una sorta di panacea universale.
Nei testi più antichi, il nome Veronica è spesso sostituito da Deronica e Beronica. Friedrich Hoffmann, nel 1614, dedica alla Veronica il volume di esercitazione fisico-medica De fusi veronicae efficacia, nel 1542 Fuchs nel suo De Historia Stirpium Commentarii Insignes (cap LIX) inizia la descrizione della Veronica narrando come non fosse conosciuta ai greci e ai latini. Riferimenti di epoca medievale ad una pianta Veronica si trovano nel Tractatus de Herbis di Bartholomaei Mini de Senis (1280-1310) nel paragrafo De Deronicis. Il paragrafo dedicato alla Veronica nel Tractatus de Herbis sembra preso dal De Gradibus di Costantino l’Africano (1020-1087) che riporta “Beronici sunt radices albae et subtiles in India nascentes. Quae calidi et sicci sunt in tertio gradu. Dolore de inflativa et grossa ventositate maxime in vulva exixstente placant, et morsus reptiliunt curant. Ideoque quidam miscent in magnis antidotis contra venenum existentibus. Similiter valet galanga.” Theo Loinaz, dell’Universitat de Barcelona, nel suo articolo Scientia peregrina sostiene che la citazione sia stata presa dall’arabo Ibn al-Jazzar (895-979) nel suo libro sui medicamenti naturali, Al-I`timād, che cita a pagina 116-117 “darünag”.

Cfr:
Theo Loinaz, Scientia peregrina. Notes crítiques a la transmissió farmaconímica en el Secretum secretorum, in Medievalismo, 21, 2011, pag 113 nota 165
Julius Charles Hare, Fragments of Two Essays in English Philology, pag 9, 1873
Fuchs, De Historia Stirpium Commentarii Insignes, cap LIX, 1542
Friedrich Hoffmann, De fusi veronicae efficacia, 1614
Bartholomaei Mini de Senis, Tractatus de Herbis, 1300 ca.
Costantino l’Africano, De Gradibus, 1020-1087
cfr. Nazenie Garibian, La prima Bibbia armena a stampa, in Tracce armene nella Biblioteca Universitaria di Bologna e in altre biblioteche d’Italia, vol. 1, Cartografia, manoscritti e libri a stampa, a c. di Anna Sirinian e Paolo Tinti, Bologna 2020, pp. 132-157.
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